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Grecale Complex NG

33,00 €
Tasse incluse

GRECALE COMPLEX NG® è un integratore alimentare a base di estratti vegetali e vitamine; con Curcuminoidi, Quercetina, fieno greco, vitamina C, vitamine del gruppo B e vitamina D, non contiene edulcoranti.

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120 grammi (senza GLUTINE - senza LATOSIO - OGM free - senza EDULCORANTI)

Peso netto: 120 g

Ingredienti: Grecalcomplex® [acido L-ascorbico (vitamina C), Fieno greco (Trigonella foenum-graecum L.) seme estratto secco titolato al 50% in saponine totali, Curcuminoidi da Curcuma (Curcuma longa L. rizoma), Quercetina (da Sophora Japonica L. fiori)]; Maltodestrine; aroma naturale; correttore di acidità: bicarbonato di sodio; cloridrato di piridossina (vitamina B6); Melatonina; colecalciferolo (Vitamina D3); Melatonina, Cianocobalamina (Vit. B12).

QUANTITATIVI PER DOSE MAX GIORNALIERA CONSIGLIATA (4 g):

Grecalcomplex® di cui: 2760 mg

Curcuminoidi 760 mg

Vitamina C 1000 mg (1250% VNR*)      

Fieno greco seme estratto secco 800 mg
apporto in saponine 400 mg

Quercetina 200 mg

Vitamina B6 10 mg (714,3 % VNR*)

Vitamina B12 10 mcg 400 % NRV*

Vitamina D 50 mcg (1000 % VNR*)

Melatonina 1 mg

*VNR: valore nutritivo di riferimento (adulti) ai sensi del Reg. EU 1169/2011

INTEGRATORE ALIMENTARE SENZA EDULCORANTI 

Fabbricato in Italia

GRECOMNG
461 Articoli

CURCUMA LONGA
La curcumina appartiene al gruppo dei curcuminoidi. Dal punto di vista chimico-nutrizionale, la curcumina è classificata tra i fenoli (più precisamente polifenoli) e, come descriveremo, vanta una serie di pregi metabolici a dir poco significativi.
In particolare, la curcumina rientra in una piccola classe di metaboliti secondari delle piante, chiamati “diarileptanoidi”. Nella sua struttura chimica, incorpora vari gruppi funzionali, la cui struttura è stata identificata solo nel 1910 (quasi un secolo dopo la sua scoperta). La curcumina è utilizzata come indicatore per il boro e reagisce con l'acido borico formando un composto rossastro detto "rosocyanine".

Le proprietà della curcumina più interessanti - perché potenzialmente utili nella cura di un ventaglio piuttosto ampio di patologie - sono quelle: Antiossidanti
Antinfiammatorie
Antitumorali.

Molto interessanti sono gli studi attualmente pubblicati in letteratura sui potenziali effetti preventivi e terapeutici della curcumina e dei curcuminoidi.
Sebbene gran parte di questi lavori sia stata condotta su modelli sperimentali, non mancano indicazioni preziose anche in vivo per l'essere umano. Esiste tuttavia un aspetto metabolico che, se da un lato rappresenta un inconveniente per l'effetto generico delle forme tumorali, dall'altro attribuisce alla curcumina un'efficacia specifica sull'apparato digerente; stiamo parlando della biodisponibilità.

Studi clinici condotti su esseri umani rivelano come la curcumina sia una molecola scarsamente biodisponibile quando assunta per via orale; più precisamente, la curcumina viene rapidamente coniugata a livello epatico e intestinale in curcumina glucuronide e curcumina solfato, oppure ridotta a esaidrocurcumina; questi metaboliti esplicano un'attività biologica inferiore rispetto alla curcumina. Studi di farmacocinetica hanno dimostrato che se la curcumina viene assunta a dosaggi inferiori a 3,6-4 g/die, la curcumina stessa e i suoi metaboliti possono risultare non rilevabili nel plasma. Per contro, esistono delle evidenze scientifiche secondo cui la curcumina somministrata oralmente tende ad accumularsi nei tessuti dell'apparato digerente, dove non a caso esplica le sue più interessanti e dimostrate attività biologiche e terapeutiche. Al di fuori di questo tratto, la limitata biodisponibilità della sostanza pone maggiori dubbi sulle potenziali applicazioni cliniche, assai promettenti in vitro e su modelli animali, ma difficilmente trasferibili all'essere umano in toto. Non a caso, l'abilità della curcumina di indurre la morte di vari tipi di cellule tumorali in vitro, ha poi suscitato interesse soprattutto nella prevenzione di alcuni tipi di cancro, come quello orale, gastrico, epatico, pancreatico e soprattutto colon-rettale.

Nonostante il meccanismo d'azione della curcumina, e più in generale dei curcuminoidi, non sia ancora stato pienamente compreso, recenti evidenze hanno delineato le prime indicazioni terapeutiche.

Più precisamente, la curcumina e i curcuminoidi sembrerebbero esercitare funzioni:
Antiossidanti: proteggendo le strutture cellulari dagli effetti lesivi dei radicali liberi dell'ossigeno
Antinfiammatorie: riducendo l'espressione di enzimi coinvolti nello sviluppo della reazione infiammatoria
Antitumorali: da un lato inibendo il processo di neoangiogenesi e dall'altro inducendo il processo apoptotico.

Per questi motivi, da tantissimi anni la curcumina e i curcuminoidi vengono impiegati nell'ambito di:
Trattamento delle patologie infiammatorie, anche ad andamento cronico
Prevenzione dell'invecchiamento e delle patologie ossidative come la cataratta
Gestione della patologia artrosica e artritica
Prevenzione delle patologie neurodegenerative come l'Alzheimer
Detossificazione da sostanze tossiche
Epato-protezione.
Numerosi sono i lavori, sia sperimentali che clinici, relativi all'utilità della curcumina nella gestione delle patologie infiammatorie. Osservata la capacità di inibire l'espressione di mediatori della flogosi, quali il TNF alfa, l'IL1 e l'IL8, l'uso della curcumina si è rivelato prezioso in corso di patologie infiammatorie come l'artrite reumatoide, il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, l'uveite anteriore cronica e altre patologie rare, caratterizzate da infiammazione cronica. Oltre a modificare il decorso e l'intensità della malattia, questa integrazione ha determinato un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti affetti.

FIENO GRECO
I semi di fieno greco contengono saponine steroidee (diosgenina, yamogenina), fitoestrogeni (vitexina, quercetina, luteolina), alcaloidi (trigonellina, genzianina), vitamine (PP, A, B1 e C), lisina, triptofano, sali minerali (ferro, fosforo) e cumarine. Per il contenuto di fosforo, in particolare, il fieno greco è considerato un intagratore naturale. I fitoestrogeni stimolano la crescita del seno e la produzione di latte, che però assume il caratteristico odore della pianta, dovuto all'olio essenziale, dall'aroma solitamente sgradito al lattante. All’azione sul sistema ormonale va imputato anche l’aumento dell’emopoiesi, ossia della produzione di cellule del sangue, utile contro l'anemia. Le saponine svolgono un'azione ipocolesterolemizzante, grazie alla capacità di questi principi attivi di legarsi col colesterolo ematico e ridurre così il suo assorbimento intestinale. Le mucillagini hanno proprietà antinfiammatorie e perciò sono indicate in presenza di irritazioni a carico delle mucose del sistema gastroenterico e di quello respiratorio. Questi principi attivi sono in grado di decongestionare i tessuti di bronchi e polmoni in caso di tosse; e di sfiammare la mucose dell'intestino in presenza di colite o stitichezza, data la capacità di aumentare il loro volume a contatto con i liquidi, conferendo alla pianta anche un'azione lassativa di tipo meccanico. Le fibre idrofile ostacolano l'attività degli enzimi glucidoattivi (amilasi) diminuendo così la disponibilità di glucosio. Studi clinici hanno dimostrato la validità dell'uso di questa pianta per la lotta al diabete: il decotto dei semi induce un abbassamento molto rapido del tasso di zuccheri nel sangue Infine la presenza di nutrienti come aminoacidi, vitamine, lipidi e minerali, il fieno greco è impiegato efficacemente in caso di deperimento, magrezza, convalescenze e astenia, per l'azione tonico-ricostituente, in quanto influisce beneficamente sul metabolismo, determinando un miglioramento dello stato generale e un risveglio dell'appetito. Queste sostanze lo rendono un efficace rimedio per far riacquistare il peso perduto dopo periodi di malattia o alimentazione squilibrata, grazie anche all'elevato contenuto calorico. Inoltre le sostanze steroidee anabolizzanti favoriscono la sintesi proteica e la formazione del tessuto muscolare.

THE VERDE
Ormai da qualche anno si fa un gran parlare dei prodotti a base di tè verde, abilmente proposti ai consumatori come veri e propri elisir di bellezza, antidoti contro l'invecchiamento e chi più ne ha più ne metta. I tanto decantati effetti salutistici del tè verde sono legati, tanto per cambiare, al suo prezioso contenuto in antiossidanti, che come ormai un po' tutti sanno, aiuta l'organismo a difendersi dai radicali liberi (molecole reattive implicate nel danno cellulare).

In particolare, il potenziale antiossidante della bevanda è associato all'elevato contenuto in catechine, che nel tè verde rappresentano circa il 20-40% del peso secco. Tra queste sostanze la più abbondante è chiamata (-)-epigallocatechina gallato (EGCG) ed è particolarmente nota per aver dimostrato spiccate proprietà antiossidanti ed antimutageniche. Grazie a queste caratteristiche, l'EGCG inibisce la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali; riduce inoltre i livelli di colesterolo LDL e di trigliceridi, esercitando, per questo, un'azione protettiva dalle malattie cardiovascolari.

Epigallocatechina a parte, la miscela delle varie sostanze presenti nel tè verde ha dimostrato un'azione antiossidante superiore rispetto ai singoli componenti, confermando l'ormai accettata tesi secondo cui i fitocomplessi alimentari sono molto più attivi dei singoli componenti isolati e purificati. In un mondo dove il successo di un determinato alimento o supplemento dietetico è sempre più legato alle sue reali o presunte capacità antinvecchiamento, antidegenerative e anticancerogene, le virtù antiossidanti del tè verde non potevano certo passare inosservate. In proposito la Food And Drug Administration si è dimostrata cauta, a causa di risultati contrastanti tra i vari studi. Se da un lato, come giustamente ha fatto l'ente americano, bisogna prendere atto delle ricerche che smentiscono molte delle presunte virtù del tè verde, dall'altro non si possono nemmeno ignorare i sempre più numerosi studi che puntualmente le esaltano. Un'altra interessante proprietà ascritta al tè verde è quella dimagrante; questa volta le sostanze chimiche in gioco sono le metilxantine (caffeina, teobromina, teofillina) e non vi è alcun dubbio sulla loro effettiva capacità di stimolare la lipolisi. Favorendo la mobilitazione dei Grassi localizzati nel tessuto adiposo e la loro ossidazione a scopo energetico, le metilxantine promuovono la perdita di peso. Le stesse sostanze sono anche in grado di aumentare il metabolismo; possiedono inoltre un blando effetto diuretico (utili per combattere la ritenzione idrica) ed anoressizante (sopprimono la fame). Le concentrazioni di metilxantine presenti nel tè verde sono tuttavia limitate e del tutto insufficienti per rendere apprezzabili le suddette proprietà (ne occorre più di mezzo litro per ricavare l'equivalente in caffeina di una tazzina di caffè).

QUERCETINA

La quercetina, o quercitina che dir si voglia, è un flavonoide ubiquitario presente in una grande varietà di frutti (mele, uva, olive, agrumi, frutti di bosco), verdure (pomodori, cipolle, broccoli, capperi), bevande (tè e vino rosso) ed estratti erboristici.
In natura, la quercetina non è presente nella forma isolata bensì come aglicone (parte non zuccherina) di vari glicosidi, tra cui rutina e quercitrina; sotto tale forma abbonda, in particolare, negli estratti di ippocastano, gingko biloba, calendula, biancospino, camomilla, levistico ed iperico.
Nota al grande pubblico per il suo elevato potere antiossidante e antinfiammatorio, la quercetina viene proposta come supplemento dietetico all'interno di formulazioni ad attività antiaging e antiossidante. Vari e numerosi gli studi che ne dimostrano la potenziale utilità nel trattamento e nella prevenzione di varie condizioni morbose e non.
Invecchiamento cutaneo precoce azione riconducibile alla capacità - esplicata sia per via orale che per applicazione topica - di contrastare l'attività negativa delle radiazioni solari; queste ultime, infatti, conducono alla sintesi di specie reattive dell'ossigeno (radicali liberi) capaci di produrre alterazioni strutturali nella sintesi di collagene ed elastina da parte dei fibroblasti dermici;
Malattie nelle quali lo stress ossidativo e l'infiammazione cronica giocano un ruolo di primo piano allergie, resistenza all'insulina, aterosclerosi, artrite, morbo di Alzheimer, psoriasi, lupus e molte delle patologie legate all'invecchiamento; la quercetina inibisce numerose fasi che portano alla liberazione di istamina e alla produzione di prostaglandine e leucotrieni ad azione pro-infiammatoria, nonché gli enzimi 5-lipossigenasi e fosfolipasi A2. Nel contempo esercita una potente azione antiossidante diretta ed indiretta, proteggendo l'attività dei sistemi enzimatici antiossidanti endogeni: catalasi, superossido dismutasi, glutatione perossidasi e glutatione reduttasi.
La riduzione del rischio cardiovascolare può essere favorita dall'attività antiaggregante piastrinica ed antitrombotica della quercetina.
La quercetina potrebbe anche aiutare a prevenire il cancro (può essere usata insieme a chemioterapici come coadiuvante; consultare il medico). In vitro e su modelli animali si è infatti dimostrata in grado di arrestare la crescita o addirittura di portare all'apoptosi (morte cellulare) colonie di cellule tumorali di diversa origine in diversi stadi di replicazione.
Emorroidi, insufficienza venosa e fragilità capillare ben nota la capacità di glucosidi come la rutina, di agire come antiemorragici ed antiedemigeni con un importante ruolo terapeutico in presenza di emorroidi, vene varicose e manifestazioni tipiche dell'insufficienza venosa (crampi notturni, dolori, pesantezza e gonfiore alle gambe).
L'integrazione con quercetina può quindi contribuire a ridurre la formazione di radicali liberi e sostanze pro-infiammatorie, rivelandosi un prezioso aiuto per la nostra salute. Il condizionale è comunque d'obbligo dato che - a fronte di moltissime ricerche in vitro o su modelli animali - non esistono studi clinici ad ampio raggio che confermino l'utilità della quercetina nella cura delle suddette malattie. Le attività di ricerca, comunque, sono particolarmente intense, viste le numerosi pubblicazioni, anche recenti, rintracciabili su pubmed.

VITAMINA D3
Con il termine vitamina D si intendono alcune sostanze (secosteroidi) in grado di regolare il metabolismo minerale osseo e del calcio. Esistono due forme di vitamina D che, pur differendo minimamente per la loro struttura chimica, hanno un metabolismo molto simile. La vitamina D3 o colecalciferolo è contenuta in piccola quantità in prodotti di origine animale (soprattutto nel fegato, olio di fegato di merluzzo, certi pesci e formaggi grassi, burro e uova) ma per la maggior parte è prodotta nella cute umana dopo irradazione ultravioletta a partire dal 7-deidro-colesterolo e la vitamina D2 o ergocalciferolo prodotta solo nei vegetali dall’irradiazione UVB a partire dall’ergosterolo. La D2 e la D3 non sono bioequivalenti né intercambiabili. I vegani/vegetariani hanno bisogno di una fonte efficace di D3 compatibile con il loro stile di vita che non derivi, come il prodotto standard, dalla lanolina. Secondo le linee-guida SIOMMMS (Società Italiana dell'Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro) gli adulti sani dovrebbero assumere 1500-2300 UI/die e d’inverno ampia parte della popolazione italiana è a rischio ipovitaminosi D. I più giovani, gli anziani e i vegani/vegetariani sono le fasce più esposte e per cui è consigliabile l’integrazione dietetica. La vitamina D agisce a livello fisiologico sull’intestino e legandosi al suo recettore specifico (VDR), espleta le sue molteplici funzioni tra cui la prima, quella della stimolazione a livello intestinale dell’assorbimento di calcio e fosforo, per la mineralizzazione delle ossa del sistema scheletrico con la stimolazione della differenziazione degli osteoclasti, il riassorbimento del calcio nell'osso e la promozione della mineralizzazione della matrice di collagene. Oltre ad influenzare l’omeostasi delle ossa, provoca diverse risposte in altri tessuti e distretti tra cui encefalo, colon e cellule del sistema immunitario. Un punto importante è proprio la relazione tra vitamina D e sistema immunitario, essendo la carenza di vitamina D sempre più comune tra la popolazione, e portando, oltre a problemi a livello osseo, ad una maggiore suscettibilità a infezioni batteriche e virali, oltre che ad una manifestazione di patologie autoimmuni nei soggetti predisposti (quali diabete di tipo 1, sclerosi multipla, artrite reumatoide e lupus). Quindi, la vitamina D svolge un ruolo cruciale non solo nel mantenimento dell'omeostasi del calcio e delle ossa, ma anche nella modulazione delle risposte immunitarie innate e adattive, in particolare agendo sulle diverse cellule del sistema immunitario come neutrofili, macrofagi e cellule dendritiche, ma anche cellule B e cellule T: può agire sull’inibizione della proliferazione delle cellule B, bloccando la loro differenziazione assieme alla secrezione delle immunoglobuline e alla soppressione della proliferazione delle cellule T. Tutto questo si traduce come un possibile rallentamento dei processi infiammatori e dell’infiammazione a livello globale. La carenza di vitamina D è infatti associata a molte patologie croniche e autoimmuni, infezioni e alcune forme tumorali. Il suo ruolo è quindi di grande importanza tanto che bassi livelli ematici di questa sostanza sono correlati ad un aumento del rischio di mortalità. Un articolo pubblicato dall'American Journal of Clinical Nutrition identifica il potenziale della vitamina D per il contributo alla buona salute del sistema adattivo e immunitario, alla secrezione e la regolazione dell'insulina da parte del pancreas, alla regolazione cardiaca della pressione sanguigna, alla forza muscolare e all'attività cerebrale. La vitamina D addizionata a LIKEND è totalmente di origine vegetale e deriva da Lichene Islandico.

MELATONINA
La melatonina è un neuropeptide prodotto dall'epifisi o pineale, una piccolissima ghiandola a forma di pigna, situata nell'encefalo. In realtà l'epifisi o pineale è un "piccolo orologio sincronizzatore biologico" controllato dalla luce, che lega molti organismi, tra cui l'uomo, all'ambiente e consente l'adattamento alle variazioni climatiche e stagionali ed alle variazioni di luminosità. L'ormone o meglio il neuropeptide da essa prodotto, la melatonina, secreta in modo ritmico in funzione dell'alternanza luce-buio, sarebbe il "sincronizzatore circadiano" del ritmo sonno veglia. La melatonina è prodotta maggiormente durante le ore notturne: il picco massimo di melatonina viene raggiunto a metà notte, intorno alle ore 2–3, in cui i valori si aggirano intorno a 60-70 pg/ml. Dopodichè i suoi valori decrescono gradualmente sino alle 7 del mattino. Le proprietà e le azioni attribuite alla melatonina sono innumerevoli: la più conosciuta e largamente propagandata è la sua azione di regolazione del ritmo sonno-veglia, di migliorare il sonno e di alleviare i disturbi dovuti al cambio di fuso orario (la cosiddetta sindrome da "jet lag" ); la melatonina aiuta infatti chi viaggia da un paese ad un altro con differente fuso orario, ad addormentarsi più velocemente una volta giunto a destinazione e gli consente inoltre di adattare i propri ritmi biologici all'ora locale. Migliora, inoltre, la qualità del sonno notturno facendo raggiungere più facilmente il sonno REM e le fasi III e IV (sonno prioritario, profondo, in cui ci rigeneriamo).

VITAMINA B6
Per B6 si intende una vitamina idrosolubile appartenente al gruppo del complesso B.
Vitamina B6

A dire il vero, con il termine vitamina B6 si intendono i tre derivati della 2-metil-piridina (2-metil-3,5-diidrossi-metil-piridina) che presentano la stessa attività biologica:
Piridossina (adermina o piridossolo) che ha un gruppo metilico in posizione 4 della piridina);
Piridossale;
Piridossamina.
Nota: vitamina B6 e piridossina vengono spesso utilizzati come termini sinonimi. La vitamina B6 è contenuta in alimenti soprattutto animali (carni, prodotti della pesca, frattaglie ecc) ma anche vegetali (cereali interi non lavorati, legumi, semi oleosi ecc). La carenza è piuttosto rara, associata ad altre avitaminosi o ipovitaminosi, e il potenziale tossico molto debole. La piridossina viene fosforilata a piridossina 5'-fosfato, che è poi ossidata a piridossal 5'-fosfato, il cui gruppo aldeidico presenta la capacità di reagire con i gruppi aminici primari dando basi di Schiff e rendendo la molecola dell'aminoacido sensibile a numerose reazioni. La funzione primaria della vitamina B6 è di coenzima a supporto di vari enzimi coinvolti principalmente nel metabolismo degli amminoacidi.

A livello intestinale il gruppo 5-fosfato di ciascuna forma di vitamina B6 viene idrolizzato da fosfatasi specifiche, successivamente la vitamina viene assorbita per diffusione passiva; nel citosol delle cellule epiteliali intestinali la vitamina viene nuovamente fosforilata e qui trattenuta fino alla trasformazione in piridossina fosfato. Alcuni fattori quali i trattamenti tecnologici, il potere adsorbente della fibra alimentare e la presenza di analoghi della vitamina B6 (idrossi-piridossina o piridossina glicosilata) ne possono limitare la biodisponibilità. La vitamina B6 viene trasportata dal plasma, legata all'albumina e dai globuli rossi, legata all'emoglobina. La maggior parte della vitamina è depositata nel fegato e successivamente trasportata dal plasma ai tessuti in forma defosforilata. Il piridossale in eccesso viene convertito a 4-cido piridossico ed eliminato con le urine. Il pool totale di vitamina B6 nel corpo umano è di circa 1 mmole e l'80 ÷ 90 % è concentrato nel muscolo principalmente sotto forma di piridossal fosfato legato alla glicogeno-fosforilasi. Il piridossal fosfato serve come coenzima di molti enzimi coinvolti nel metabolismo degli aminoacidi; il legame del piridossal fosfato con gli apoenzimi avviene mediante la formazione di una base di Schiff tra il C chetonico del coenzima e il gruppo e-aminico di un residuo di lisina dell'apoenzima.

La vitamina B6 interviene nelle reazioni di:
transaminazione degli α-aminoacidi;
decarbossilazione degli α-aminoacidi;
deaminazione ossidativa delle amine, deidratazione della serina;
distacco dello zolfo dalla cisteina;
racemizzazione enzimatica, nella interconversione L- e D-aminoacidi.

Il piridossal fosfato interviene anche:
metabolismo del triptofano (chinureninasi);
trasformazione dell'acido linoleico in arachidonico;
formazione degli sfingolipidi della guaina mielinica;
sintesi di molti neurotrasmettitori: serotonina, taurina, dopamina, norepinefrina, istamina e acido γ-aminobutirrico (gamma-aminobutirrico);
formazione dell'acido δ-amino-levulinico (un precursore dell'eme);
nella catalisi del legame glicosidico (glicogeno-fosforilasi);
come modulatore degli ormoni steroidei.

Nell'uomo adulto non è stata descritta una vera e propria malattia da carenza di vitamina B6; i possibili sintomi (depressione, nausea, vomito, lesioni delle mucose, neurite periferica, dermatite seborroica, cheilosi e glossite) derivano da sperimentazione su volontari. Si conosce una ipovitaminosi grave nei neonati alimentati con formule commerciali non adeguate, che si manifesta con disturbi del SNC (convulsioni). La carenza nel ratto è conosciuta e si manifesta con dermatite (coda, zampe, orecchie, naso e intorno agli occhi) accompagnata da arresto della crescita, edemi, anemia ipocromica e disturbi nervosi. La tossicità è piuttosto bassa, si verifica con dosi > 250 mg / die con comparsa di neurotossicità (neuropatia periferica sensitiva) e fotosensibilità.

VITAMINA B12
Il termine vitamina B12 identifica un gruppo di sostanze organiche chimicamente affini, contenenti cobalto e per questo note come cobalamine. Le principali forme coenzimatiche sono la metilcobalamina, l'idrossicobalamina e la deossiadenosilcobalamina.
La cianocobalamina, termine con cui si identifica comunemente la vitamina B12, è invece scarsamente presente nell'organismo; rappresenta tuttavia la forma più stabile, sotto cui viene commercializzata nei comuni farmaci ed integratori alimentari.
La carenza di vitamina B12 induce una malattia nota come anemia perniciosa, caratterizzata da alterazioni del anemie sideropeniche(da carenza di ferro), questa malattia è dovuta non tanto alla carenza del minerale, quanto alla penuria di eritrociti. Il complesso vitaminico B12 è infatti fondamentale per la sintesi di globuli rossi da parte del midollo osseo. Proprio questa sua funzione primaria è particolarmente nota nel mondo dello sport dove la cianocobalamina rientra, insieme al ferro e all'acido folico, nei prodotti destinati a risolvere casi di "pseudoanemia da sport". Il fabbisogno quotidiano di vitamina B12 è veramente modesto, ma comunque essenziale. La dose giornaliera richiesta per l'adulto è di circa 2 - 2,5 µg, mentre i depositi presenti nell'organismo ammontano a circa 4 mg. Il fabbisogno aumenta leggermente durante la gravidanza e l'allattamento. Le fonti di vitamina B12 sono essenzialmente di origine animale (fegato, latte e derivati, carne di manzo, uova); per questo motivo i rischi di carenza sono più concreti nei vegetariani. Una dieta di questo tipo seguita dalla madre in gravidanza può essere molto pericolosa per il nascituro. Va detto, per contro, che la B12 è l'unica vitamina idrosolubile di cui esistano riserve importanti nell'organismo che, concentrate a livello epatico, riescono a coprirne il fabbisogno per lunghi periodi di tempo (fino a tre - cinque anni).

Contenuto di vitamina B12 di alcuni alimenti (µg/100 grammi)
Alimento Vitamina B12 Alimento Vitamina B12

Fegato di bovino 100,0 Uovo 2,5
Cozza 19,0 Mozzarella 2,1
Sardine 11,9 Emmenthal 2,0
Sgombro 8,0 Parmigiano 1,9
Tuorlo d'uovo 4,9 Gruyere 1,6
Salmone 4,0 Latte UHT 0,4

Deficit importanti di vitamina B12 sono invece comuni tra gli alcolisti, tra gli anziani e, se non fosse per farmaci specifici, nelle persone che hanno subìto l'asportazione dello stomaco. La mucosa gastrica secerne infatti una glicoproteina, detta fattore intrinseco, che risulta essenziale per l'assorbimento della vitamina B12. Legandosi ad essa, dà origine un complesso indigeribile che la veicola sino all'intestino tenue, dove viene assorbito dopo essersi legato ad un recettore specifico. In assenza di fattore intrinseco, la vitamina B12 viene quasi completamente eliminata con le feci. Piccole quantità di B12 vengono sintetizzate anche dalla flora batterica intestinale, ma non vengono assorbite. La vitamina B12 contenuta nelle alghe è considerata non attiva e in competizione di biodisponibilità con quella attiva. Anche l'assunzione prolungata di alcuni farmaci, come gli antiacidi in genere, può provocare carenze di vitamina B12.

Dose e modo d'uso: Si consiglia di assumere un misurino da 4 g al giorno, sciolti in un bicchiere d’acqua tiepida, preferibilmente la sera.

Avvertenze: Tenere fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei 3 anni. Non superare la dose giornaliera consigliata. Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta variata ed equilibrata e devono essere utilizzati nell’ambito di uno stile di vita sano. In caso di alterazioni della funzione epatica, biliare o di calcolosi delle vie biliari, l’uso del prodotto è sconsigliato. Se si stanno assumendo farmaci, è opportuno sentire il parere del medico. Non raccomandato per i bambini e durante la gravidanza.

Modalità di conservazione: Conservare il luogo fresco ed asciutto, lontano da fonti di calore. La data di fine validità si riferisce al prodotto correttamente conservato in confezione integra.

Come per la maggior parte degli integratori, si consiglia di effettuare dei cicli di trattamento della durata di 3 mesi circa, intervallati da 30 giorni di pausa. Per maggiori informazioni, o in caso di assunzione concomitante di farmaci, si consiglia di contattarci o di informare il proprio medico curante.

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